La propaganda elettorale per le Europee rischia di concentrarsi sui temi nazional, invece che focalizzarsi sulle questioni europeee, rischiando così di eclissare l'Agenda Europea durante la Campagna Elettorale del 2024.
Le imminenti elezioni europee del 2024 si stagliano all'orizzonte politico, ma un'ombra si profila sulle stesse: quella delle questioni nazionali che minacciano di eclissare i temi europei. In un contesto in cui circa dieci paesi dell'Unione Europea si preparano alle consultazioni elettorali nazionali, sorge un interrogativo cruciale: saranno le problematiche europee al centro del dibattito elettorale, o saranno oscurate dalle questioni di politica interna?
In Francia, ad esempio, l'aspirante leader del Front National, Jordan Bardella, dipinge le elezioni europee come una sorta di "elezioni di midterm", sfruttando l'occasione per mettere pressione sul governo di Emmanuel Macron.
Analizzando il contesto storico delle elezioni europee fin dal 1980, due studiosi hanno evidenziato una tendenza consolidata: queste consultazioni sono spesso trattate come elezioni nazionali di secondo ordine, con le liste elettorali focalizzate su questioni di rilevanza nazionale. Questa tendenza è in parte alimentata anche dalle regole elettorali, ancorate alle normative interne dei singoli stati membri.
Tuttavia, mentre l'Europa si trova ad affrontare una serie di crisi internazionali senza precedenti, l'azione dell'Unione Europea è stata al centro dell'attenzione. Emergono voci europeiste all'interno delle élite politiche e tra le persone più istruite e informate. Resta da vedere se questa consapevolezza si tradurrà in una campagna elettorale maggiormente incentrata sulle questioni europee, o se le priorità nazionali continueranno a dominare il dibattito.
Al di là delle analisi e delle tendenze storiche, la sfida per le elezioni europee del 2024 è chiara: bilanciare l'attenzione tra le questioni nazionali e quelle europee, nell'interesse di un progetto politico comune e dell'integrazione europea.
Il caso italiano
In Italia il panorama politico, in merito alle elezioni europee, è da sempre caratterizzato da due elementi. Quello principale, in linea con quanto già esposto, con campagne elettorali tutte incentrate su temi interni, sulle questioni nazionali. Insomma, con una campanga elettorale per le Europpe, ma senza parlare di Europa! Un po' come se alle elezioni comunali o regionali, invece di parlare dei temi che quei consessi elettivi andranno poi a decidere, regolare, amministrare, si parlasse (come spesso purtroppo accade), solo ed esclusivamente della politica nazionale.
Il secondo elemento critico, nella nostra politica, è quello di mandare al parlamento Europeo deputati che già dalla loro candidatura si sa che poi non parteciperanno affatto alle sedute del Parlamento Europeo. Eleggere segretari di partito, ministri, deputati del parlamento italiano o personalità che ricoprono già altre cariche e ruoli pubblici, ruoli che implicano già un pieno impegno su altri fronti, significa rinunciare già in partenza ad avere dei rappresentanti attivi nel Parlamento Europeo.
Perché questo andazzo della politica italiana? Innanzitutto è indice di scarso interesse ai temi europei, cosa peraltro comprensibile negli euroscettici, che approfittano quindi dell'opportunità non per incidere diversamente in Europa, ma per mero calcolo politico interno: occupare una poltrona! Ma non è un atteggiamento accettabile. Soprattutto poi dai partiti che si dicono convintamente europeisti.
Se i nostri deputati non sono presenti in forze durante le sedute del Parlamento Europeo che decide sul futuro delle nostre industrie, dei nostri prodotti alimentari, della nostra agricoltura, chi difenderà i nostri interessi? Quando poi saranno approvate norme contrarie alla nostra tradizione - alimentare, industriale, agricola - tutti saranno pronti a scaricare la colpa sull'Europa che "ci vuole comandare". Quando invece sarebbe da chiedersi: "ma voi deputati italiani al Parlamento Europeo, dove eravate quando si votava su questi temi"?
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